La forza dei pensieri per ridurre la fatica nel ciclismo e in tutti gli sport di endurance

Indiscutibile affermare che il ciclismo è uno sport molto duro tanto dal punto di vista muscolare quanto, in particolare, a livello mentale.
Nei ciclisti di successo ciò che fa la differenza è spesso la forza mentale espressa in gara.
Vincere non dipende solamente dalla preparazione fisica, ma è l’approccio mentale e psicologico quello che sostiene il corpo permettendogli di non arrendersi mai alla fatica, spingendolo a superare i propri limiti. Proprio per questo i ciclisti professionisti curano l’aspetto mentale quanto quello fisico: il corpo, quando non adeguatamente supportato dalla preparazione mentale, non permetterebbe mai di raggiungere i risultati prefissati.
Pedalare è duro, difficile e spesso molto doloroso a livello muscolare. Di conseguenza la componete della tolleranza alla fatica fisica rappresenta la chiave di volta per la prestazione ottimale.

Immaginiamo la quantità di chilometri vissuti: se non ci fosse adeguata competenza psicologica diverrebbero un’eternità e sarebbe impossibile riuscire a portarli a termine se non si acquisisse un’adeguata forza mentale.
Pensiamo ai ciclisti che, piegati sul manubrio della propria bici, devono percorrere lunghissime distanze anche per diversi giorni consecutivamente, senza farsi ossessionare dalla paura di non farcela.
Ricordiamo ad esempio l’impresa di Vincenzo Nibali al Giro d’Italia sulle Tre Cime di Lavaredo, durante la quale all’improvviso una tormenta di neve ha abbassato la temperatura in modo estremo ed il gelo bloccava le sue mani sul manubrio: lui ha staccato tutti i suoi diretti avversari andando a conquistare una vittoria in solitaria, che è ormai entrata di diritto nella storia del ciclismo.
Oppure a Marco Pantani e le sue fughe che hanno fatto innamorare migliaia di appassionati.
Il pensiero, la capacità di lavorare in modo costante e profondo sul self-talk è la chiave di accesso alla resistenza psicologica per il ciclista.

La sfida con se stessi – oltre che con l’avversario – è forse quella più difficile da vincere ma essenziale se si vuole eccellere in ogni disciplina e nella vita.
Quante volte nella nostra interiorità abbiamo sentito una voce dire che quella determinata gara non saremmo riusciti a portarla a termine, o che quel risultato prefissato non l’avremmo mai raggiunto?
Se questo pensiero aleggiasse troppo a lungo all’interno della nostra sfera cognitiva, di conseguenza anche il corpo potrebbe iniziare a non rispondere come voluto.

Le tecniche di mental training offrono sistemi di potenziamento dell’attenzione, formano la capacità di selezionare le informazioni interiori ed interpretarle secondo il momento prestativo.
Un utile consiglio per chi pratica questa disciplina sportiva è quello di esercitare i pensieri verso quello che tecnicamente si chiama spostamento cognitivo.
Si tratta di individuare 2 o 3 “parole chiave”, il cui significato riconduca a un clima emotivo e interiore lontano dalla gara.
Dobbiamo essere consapevoli che i nostri pensieri sono i diretti responsabili delle nostre emozioni e di ciò che proviamo dentro di noi.
In gara, se guidata con pensieri semplici, che ci conducano lontano da ciò che il nostro corpo sente (come la fatica e lo sforzo), la prestazione risulterà più fluida.
E’ fondamentale imparare ad avere piccoli sistemi di “ancoraggio” a cui aggrapparsi nei momenti in cui ci rendiamo conto che la fatica conduce la riflessione in zone negative e a un flusso di pensieri poco funzionali alla prestazione.

Il ciclismo è duro, fa male. La nostra mente offre risorse incredibili, dobbiamo solo imparare ad accedervi.

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